martedì 8 luglio 2008

Corifede e il Rimorso

Corifede passa la vita a nascondersi nel nero rassicurante dei boschi bui, per non essere toccato da niente e nessuno. Ma capita, lungo il tragitto, di incrociare persone che hanno delle mani buone e parole gentili e vorresti allora sentire di cosa profumano quelle dita e studiare meglio le onde di quelle sinuose parole. O addirittura sentirle di continuo, come fossero la propria canzone preferita, quella che ti scioglie, che ti rilassa le spalle e ti fa sembrare - l’aria che respiri - più azzurra e leggera. Ma se non consideri dal principio, che il tocco di quelle mani e quelle labbra - rosse come fragole - appartengono già a qualcun altro, allora stai cercando di indossare un abito che non ti appartiene, con il colletto stretto, che finirà per strozzarti. Allora forse, sarebbe meglio rinunciare, prima di fare qualche strappo irrimediabile.

I rapporti con esseri fantastici come questi, sono come due affluenti di un fiume che si uniscono per un pò in un solo corso, per poi tristemente dividersi di nuovo. Riescono a vedersi, riescono a sentire il rumore del proprio scorrere, riescono a percepire i sassolini sul fondo del letto. Restano paralleli uno accanto all’altro, sono coscienti della presenza l’uno dell’altro ma non sanno se si incontreranno mai di nuovo.

Corifede preferirebbe non pensarci, soffre tremendamente le separazioni e gli abbandoni. Ma è inevitabile pensarci, poichè in alto, su - nel cielo azzurro - appaiono riflessi ricordi di sorridenti occhi e parole sognanti.
Si concentra quindi, solo a scorrere veloce e fluido come l’acqua sa fare. Spesso però si sporca, con detriti, fango e ramoscelli morti che intralciano la sua corsa veloce..verso dove? Si dice che alla fine del fiume, sfoceremo tutti nello stesso mare, che ha molti nomi, ma è sempre lo stesso oceano. Il rimorso sta, nella non-possibilità di arrivare insieme alla foce.

mercoledì 25 giugno 2008

Corifede non sa disaddobbare un albero di natale

Mi chiamo Corifede, ho 25 anni, di cui 20 investiti in cose inutili ai fini della vita. E non ho ancora capito come si trattano le persone.
Essenzialmente le persone mi piacciono. Tranne quando puzzano di immondizia mista ad alcool. Forse sono io a non capire loro, oppure loro non capiscono me, perchè io non puzzo di immondizia alcolizzata.

Invece vado d’accordo con il mio cane, certo, non annuisce quando parlo. Anzi, facendo quel tipico rumore di slinguazzamento si stava leccando il pisello, mentre gli raccontavo di come mi ero reso ridicolo davanti ad una ragazza, dentro la sua automobile parcheggiata vicino un McDonald. Ok, magari non mi ascoltava sul serio, ma almeno non faceva finta di ascoltare, come molta gente fa. Lui si leccava tranquillamente gli affari suoi.
E comunque che ne sa lui di donne. Quando gli interessa una cagnetta, va da lei, la annusa fra le zampe, poi si mette in posizione e fa quello che l’istinto gli dice. Alla faccia dell’AIDS, le gravidanze indesiderate, le malattie veneree e affini.
Non che io volessi concepire un bambino, quel pomeriggio, con questa ragazza. Mi bastava un bacio, o un’annusata..alla base del collo. Quanto bastava per sentire in modo definito, il profumo al cocco riscaldato dalla sua pelle.

Invece i rapporti umani sono più complicati, sono degli alberi di natale addobbati a festa, dove le palle colorate, la neve finta e quelle cordicelle pelose e brillanti sono i problemi di vario tipo. E alcune decorazioni lampeggiano freneticamente a suon di jingle bells. E io non ho mai imparato a disaddobbare un albero di natale, sono solo capace a mettere la stella sulla punta.

mercoledì 23 gennaio 2008

Corifede a Disagio, con la famiglia Sentimenti

Corifede si reca a Disagio, accompagnato dalla famiglia Sentimenti. Disagio è una città nota per il suo puzzo, emana ogni genere di olezzo conosciuto, e si dice anche quelli che l’uomo deve ancora annusare; e Corifede - suo malgrado - la visita spesso in compagnia della famiglia Sentimenti, senza volerlo. La sua meta preferita è Armonia.

L’auto è guidata da un isterico signore che non sa parlare, sa soltanto urlare e credo lo faccia per assicurarsi che venga sentito e che la sua voce resti ben impressa nei timpani. Costui risponde al nome di Senso D’Inadeguatezza. È un omone alto circa 2 metri, largo come un armadio a quattro ante e quando cammina, i fili d’erba si curvano sperando di non essere calpestati.
La sua stazza e la sua possenza, intimoriscono da sempre Corifede che non sempre riesce a rispondergli a tono. Generalmente va così. Senso D’Inadeguatezza si piazza col petto villoso all’infuori, il muso duro, e fa una carezza provocatoria su una guancia a Corifede. Se lui si limita a scostarsi, ha perso. Se non gli blocca la mano, ha perso. Se non dice nulla, ha perso. Se parla, comincia a balbettare e ha perso. Mollargli un calcio in mezzo alle palle è improponibile, perchè nel momento in cui Senso D’Inadeguatezza ti sfiora con la mano, nelle mutande ti si è già schiantato un razzo di merda e le gambe diventano ciocchi di legno.

L’unica è andargli incontro tutto impettito ancor prima che lui ti si piazzi davanti tutto spavaldo. E fargli subito capire, che non è giornata, che può urlare quanto vuole, e che qualsiasi cosa dirà, sarà nulla come un bacio dato con gli occhi rivolti altrove.
Allora quelle volte che ci riesce, l’idea tediosa della consueta visita a Disagio, si volatilizza. E Sollievo - accertandosi con la coda dell’occhio che Senso D’Inadeguatezza non li veda - da una pacca sulle spalle a Corifede.

Quasi sempre - quando si va a Disagio - accanto al gigantesco Senso D’Inadeguatezza è seduta una figura ambigua e indefinita, credo si chiami Insicurezza, l’ho sempre vista strisciare alle spalle di qualcuno e sussurrare parole, senza mai riuscire a udire chiaramente cosa dicesse, ma solo a percepire in qualche modo - con non so quale senso - qualcosa.

Ogni tanto, seduta dietro, accanto a Corifede, c’è Gelosia. Una di quelle bambine petulanti che per quanto tenti di ignorare, attirerà comunque la tua attenzione. Quando piange e strilla, Corifede non sa assolutamente come trattarla. E quando comincia, è cosa impossibile farla smettere. Puoi coccolarla con bacini e carezze, non puoi sculacciarla o darle un ceffone, puoi provare a parlarle dolcemente, ma lei continuerà a singhiozzare. E anche il solo parlare riesce difficile, il solo formulare pensieri che si avvicinino al raziocinio è impossibile. Qualsiasi concetto filtrato attraverso le labbra sarà falsato o totalmente senza senso.
L’unica è aspettare che smetta da sola. Ma è proprio quest’attesa la cosa peggiore, la sua lagna fa impazzire, destabilizza tutto, la sua litania è talmente straziante, che si vorrebbe aprirsi la calotta cranica e far scivolare fuori le cervella per afferrarle e spappolarle con le mani; e spegnere tutto.