Corifede passa la vita a nascondersi nel nero rassicurante dei boschi bui, per non essere toccato da niente e nessuno. Ma capita, lungo il tragitto, di incrociare persone che hanno delle mani buone e parole gentili e vorresti allora sentire di cosa profumano quelle dita e studiare meglio le onde di quelle sinuose parole. O addirittura sentirle di continuo, come fossero la propria canzone preferita, quella che ti scioglie, che ti rilassa le spalle e ti fa sembrare - l’aria che respiri - più azzurra e leggera. Ma se non consideri dal principio, che il tocco di quelle mani e quelle labbra - rosse come fragole - appartengono già a qualcun altro, allora stai cercando di indossare un abito che non ti appartiene, con il colletto stretto, che finirà per strozzarti. Allora forse, sarebbe meglio rinunciare, prima di fare qualche strappo irrimediabile.
I rapporti con esseri fantastici come questi, sono come due affluenti di un fiume che si uniscono per un pò in un solo corso, per poi tristemente dividersi di nuovo. Riescono a vedersi, riescono a sentire il rumore del proprio scorrere, riescono a percepire i sassolini sul fondo del letto. Restano paralleli uno accanto all’altro, sono coscienti della presenza l’uno dell’altro ma non sanno se si incontreranno mai di nuovo.
Corifede preferirebbe non pensarci, soffre tremendamente le separazioni e gli abbandoni. Ma è inevitabile pensarci, poichè in alto, su - nel cielo azzurro - appaiono riflessi ricordi di sorridenti occhi e parole sognanti.
Si concentra quindi, solo a scorrere veloce e fluido come l’acqua sa fare. Spesso però si sporca, con detriti, fango e ramoscelli morti che intralciano la sua corsa veloce..verso dove? Si dice che alla fine del fiume, sfoceremo tutti nello stesso mare, che ha molti nomi, ma è sempre lo stesso oceano. Il rimorso sta, nella non-possibilità di arrivare insieme alla foce.